Lorelei and the Laser Eyes – La prossima gemma indie.

Nelle vostre mani c’è una borsa, e in quella borsa ci sono un pacchetto di assorbenti e le chiavi della macchina. Solo uno di questi oggetti ha un uso logico in quel momento, e non sono gli assorbenti. Andate in macchina, chiavi in mano, per vedere se riuscite a capire cosa diamine stia succedendo. Questo puzzle horror vi porterà in una foresta all’esterno di un inquietante hotel senza alcuna direzione o indizio, e nemmeno un tutorial che vi spieghi cosa succede quando iniziate a premere i pulsanti.

Questa struttura libera e non vincolata è il punto di forza e il tocco più intelligente di Lorelei. Sono rari i giochi che riescono in un’impresa simile, e non ci viene in mente un’altra esperienza che ci si avvicini anche solo lontanamente. Lorelei si insinua nella vostra pelle quasi senza che ve ne rendiate conto, finché non riuscirete a pensare ad altro. Una lettera nell’auto fornisce un contesto sufficiente per sapere dove andare, ma non il perché o, soprattutto, il come.

L’idea generale è che state aiutando un regista con il suo prossimo progetto, anche se questo è appena un graffio sulla superficie. Chi sia questo misterioso artista, perché vi troviate all’hotel e se tutto questo stia davvero accadendo: Lorelei and the Laser Eyes vi guida e vi svela quel tanto che basta per farvi pensare di aver capito qualcosa, prima di bendarvi, farvi girare e spingervi in un’altra direzione. Per ora non diremo altro sulla storia. È oscura, deliziosamente inquietante e di stile incrollabile.

A proposito di stile, non abbiamo mai smesso di rimanere colpiti da come Simogo abbia usato due colori e una manciata di sfumature per creare un’atmosfera così potente che si integra alla perfezione con la storia e che gioca un ruolo chiave anche nei suoi enigmi. Lorelei and the Laser Eyes è il tipo di gioco che si aspetta che prendiate appunti e facciate collegamenti da soli. Certo, c’è un taccuino interno al gioco che tiene traccia dei dettagli importanti che si trovano e dei documenti che si leggono, ma non è lui a pensare per voi. Il protagonista dell’opera rimane in silenzio, senza esprimere pareri sull’utilità dell’oggetto appena trovato per sbloccare la porta in cui vi siete imbattuti 45 minuti fa.

Se trovate qualcosa di interessante, fareste bene ad annotarne le caratteristiche principali e la possibile relazione con altri documenti. Alcuni enigmi sono semplici come notare gli schemi di colore su un tastierino numerico – “semplici”, come se non avessimo passato 15 minuti a setacciare l’area alla ricerca di chiavi o indizi prima di capire la risposta. Altri danno indicazioni vaghe che non hanno senso finché non si trova un altro oggetto da qualche altra parte. Gli enigmi matematici si trovano comodamente accanto alla logica delle parole e al riconoscimento dei modelli, e anche se a volte il numero di pezzi in movimento è un po’ eccessivo, la soddisfazione di aver finalmente risolto il problema supera di solito l’imbarazzo di non averlo capito prima.

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